domenica 15 settembre 2013

Scelte mirate per una una strategia di bellezza no-stop.

Dormire almeno sette ore ogni notte è una delle regole fondamentali per una bellezza al top. E se la durata del sonno è importante, altrettanto lo sono tutte le attenzioni che si riservano alla pelle per fare in modo che tragga il massimo vantaggio dalle ore notturne. Sono proprio queste ultime, infatti, le più utili per rigenerare l'epidermide e riparare i danni prodotti durante la giornata. La prima regola è prendersi il giusto tempo: prima per struccare il viso e poi per applicare, con un leggero ma accurato massaggio, la crema da notte.

Forse anche Marylin, oltre alle famose due gocce di profumo, metteva sulla pelle un trattamento by night. sicuramente non aveva l'efficacia di quelli attuali, che riescono a trasformare la notte in un momento davvero magico non soltanto per reidratare e nutrire, ma anche per potenziare tutte le risorse cutanee nel contrastare i segni del tempo. Ad esempio sfruttando i particolari bioritmi notturni cutanei per aumentare l'efficacia dei principi attivi, come accade per la Crema Filler Rimodellante Notte di Collistar. Si basa sull'azione rigenerante delle cellule madri vegetali il siero Prodigy Powercell Night Shot di Helena Rubinstein, mentre la formula Risposta Notte de L'Erbolario punta su un mix di oli, vitamine e fattori antiossidanti per aiutare anche le pelli più stressate a recuperare tono e vitalità.


Una buona qualità del sonno è il tocco finale per rendere ancora più efficace l'azione cosmetica dei trattamenti da notte. Per favorirla in modo naturale, un' idea semplice ma efficace che si rifà ai principi dell'aromaterapia: poche gocce di olio essenziale da aggiungere all'acqua del bagno o al gel doccia, oppure da diffondere nell'aria con un vaporizzatore. I più indicati: lavanda, neroli, gelsomino, arancio. Relax assicurato.

I farmaci per il raffreddore? Inutili


Naso che cola, tosse, stanchezza e mal di testa: avete preso il raffreddore. E adesso, quali farmaci
comprare? Nessuno, secondo Aaron Glatt, medico, portavoce della Infectious Diseases Society
of America “Non c’è nulla in grado di curare il raffreddore – spiega – e nemmeno le ricerche riescono a dimostrare i benefici dei comuni rimedi. Alcuni farmaci sono stati testati con grande attenzione, ma quando poi vengono utilizzati dagli umani, gli effetti sui sintomi sono molto deboli”. Lo stesso discorso vale per i rimedi “popolari”, come latte e miele, tè caldo o brodo di pollo: “Non esistono studi scientifici in grado di provare che funzionino”, spiegano i pediatri Rachel Vreeman e Aaron Carroll, autori del libro “Don't Swallow Your Gum! Myths, Half-Truths and Outright Lies About Your Body and Health” (http://www.amazon.com/Dont-Swallow-Your-Gum-Half-Truths/dp/031253387X).
Ma se davvero nessun rimedio funziona, perché la gente non rinuncia alla scorta di farmaci per fronteggiare il raffreddore? “Perché costano abbastanza poco – dice Carroll -. Ma, se non funzionano, nessuno dovrebbe sorprendersi. In ogni caso, se una tazza di tè caldo o una compressa vi fanno sentire meglio, anche solo per il loro effetto placebo, prendeteli. Attenzione con i bambini, però: alcuni farmaci possono essere nocivi”.
Contro i mali di stagione, quindi, sarebbe efficace solo la prevenzione, secondo Glatt: “L’unica strategia di cui è stata dimostrata l’efficacia consiste nel lavarsi spesso le mani ed evitare il fumo,  che irrita le vie respiratorie”.

Pancia piatta: rimettiti in forma nel weekend

Approfitta del weekend per concederti due giorni di remise in forme totale attraverso una vera e propria “terapia d’urto”.
Magri o grassi non fa differenza: chi più chi meno fa i conti con rotolini, gonfiore, lassità della pelle. E l’antiestetica “pancetta”, per le donne italiane, è in pole position. I rimedi per eliminarla sono tanti: una dieta mirata, la giusta attività fisica, svariati trattamenti estetici. Ma anche a casa puoi fare qualcosa.
Il bagno di sale
Sciogli in una vasca da bagno 2 chili di sale grosso integrale e immergiti per circa 20 minuti. Sale e acqua a contatto con la pelle creano il processo di osmosi: l’organismo tende ad espellere i liquidi in eccesso, quelli che ristagnano nel tessuto sottocutaneo. L’effetto è immediato: ti sentirai subito più sgonfia e più asciutta.

L’automassaggio
Dopo il bagno, scegli un prodotto cosmetico anticellulite e applicalo sulla pancia massaggiando con movimenti circolari. Ma non solo: prendi con le dita delle due mani i punti più critici, quelli con maggiore ristagno di grasso, e cerca di scioglierli con vigore per almeno 6 minuti o fino a quando la pelle risulterà arrossata e calda. Questo rimedio è più efficace se eseguito mattina e sera.

Onicomicosi: insidie per le nostre unghie

Le infezioni fungine delle unghie, che i medici chiamano onicomicosi, sono i problemi più frequenti che potrebbero colpire le estremità di mani e piedi. Secondo l’osservatorio nazionale sulle onicomicosi colpiscono il 16,1% della popolazione dai 45 anni ai 65 anni e il 20,7% degli ultra sessantenni. Danneggiano prevalentemente i piedi e soprattutto primo e secondo dito. Non sono certo pericolose ma è bene non prenderle sottogamba. Basta rivolgersi al proprio farmacista di fiducia per ricevere consigli appropriati e giusti rimedi. Un trattamento non tempestivo potrebbe rendere la onicopatia non solo brutta a vedersi ma anche difficile da debellare. Oggi infatti esistono soluzioni veloci contro tutto ciò. 

Le unghie: bersaglio sensibile
Le unghie sono un annesso cutaneo e la loro funzione è quella di proteggere l’epitelio delle falangi distali delle dita di mani e piedi e le terminazioni nervose digitali. In esse possiamo distinguere 3 strati di cheratociti addensati (strato dorsale, strato intermedio e strato profondo). La micosi delle unghie si verifica quando un fungo si insidia su una singola unghia o su più unghie contemporaneamente. I responsabili di tutto questo vivono negli ambienti caldi e umidi, come docce, piscine e palestre. Sono in grado di penetrare nella pelle attraverso piccolissimi tagli o attraverso separazioni tra l’unghia e il letto ungueale. Solitamente l’infezione avrà inizio dai margini laterali dell’unghia e il naturale colore roseo darà posto a toni opachi di bianco-giallastro con annessa fragilità e unghie dolenti. Se non presa in tempo si osserverà uno scollamento dell’unghia dal letto ungueale (onicolisi) ed una ipercheratosi reattiva subungueale con ispessimento della lamina. Sembrano esserci dei fattori predisponenti per lo sviluppo della patologia quale il diabete, micosi passate, alluce valgo, patologie vascolari e dermatite atopica. 

Chi sono i responsabili?
Esistono due principali classi di funghi che possono causare le micosi ungueali:
  • I funghi filamentosi: i più comuni patogeni delle unghie.In particolare sono tre le specie coinvolte, trychophyton rubrum (85%), trychophyton mentagrophyton (12%), Epidermophyton floccosum (3%). Queste specie sono in grado di attaccare e digerire la cheratina.
  • I lieviti e in particolare la Candida albicans. Caratteristica di questa infezione è una deformazione a cucchiaio dell’unghia. Si è riscontrato che nei diabetici è la causa principale dell’onicopatia.
La prevenzione: la migliore arma
  • Attenzione all’igiene quotidiana dei vostri piedi: basterà pulirli ogni giorno facendo attenzione ad asciugarli perfettamente soprattutto fra un dito e l’altro
  • Utilizza un talco in polvere, ottimo rimedio per assorbire il sudore. Ricorda infatti che i piedi, che stanno quasi tutto il giorno nelle scarpe, sono più esposti al caldo-umido e quindi alle infezioni. Non dimentichiamo inoltre che nelle unghie del piede la circolazione è minore come minori saranno quindi le difese immunitarie che potranno giungere
  • No alle scarpe strette: non permetteranno la traspirazione e tendono a far avvicinare le dita del piede comportando un’eventuale trasmissione fra unghie diverse
  • Utilizzate solo calze di cotone ben pulite e ,se necessario, calze di cotone con fibre di argento. Gli ioni rilasciati da queste impediscono la crescita e la proliferazione di funghi e batteri
  • Non camminate mai a piedi nudi in luoghi come palestre, piscine, docce, impianti sportivi e mare. Sono ambienti le cui condizioni favoriscono la proliferazione stessa dei funghi. È bene dunque usare, dopo aver frequentato questi luoghi, bagnodoccia specifici. Ne esistono diversi in commercio e sono tutti caratterizzati da un pH 4 e da agenti quali Triclosan (attività antibatterica), acido undecilenico (azione antimicotica) e acido lattico (azione pH regolatrice)
  • Tagliate bene le vostre unghie: Il taglio scorretto potrebbe aumentare la probabilità di infezione
  • Disinfetta gli strumenti che usi per la manicure e la pedicure.

E se venissero attaccate?
Niente paura ma solo tanta pazienza. È risaputo infatti che per debellare del tutto l’infezione occorrerà del tempo. A seconda del caso è anche necessario abbinare diverse cure. Possiamo infatti intraprendere una terapia sistemica che prevede l’uso di antimicotici per via orale associata a trattamenti topici (locale). La terapia con antimicotici per os (via orale) è necessaria se l’infezione è estesa e dura da tempo. Inoltre determinate patologie, come il diabete, non prevedono l’uso di trattamenti topici. Questa terapia verrà data dal vostro medico curante ma da sola non servirà. Di grande utilità si sono mostrate infatti le associazioni con altri rimedi. Perfetto sarebbe dunque integrare con dei trattamenti locali o iniziare proprio da questi se l’infezione è solo all’inizio.

La natura viene in aiuto
Nel trattamento locale è propedeutica l’asportazione e la riduzione dell’unghia in eccesso effettuata da personale specializzato. Fatto ciò è possibile rifarsi alla fitoterapia topica. Ottimo rimedio è l’olio essenziale di malaleuca alternifolia. Basterà l’applicazione di poche gocce due volte al giorno per avere dei risultati in breve tempo. Altro rimedio che ci viene dato dalla natura è l’estratto dei semi di pompelmo, vista la sua importante azione antimicotica. In commercio esiste sotto diverse forme. Si può anche ricorrere all’omeopatia: rimedi utilissimi nel caso di micosi ungueale sono l’antimonium crudum 7 CH e la silicea 5 CH. Possiamo inoltre rafforzare il nostro sistema immunitario utizzando gli oligoelementi oro-rame-argento e manganese e rame potenziando al meglio la nostra difesa. Si può altresì consigliare una terapia topica a base di urea. Essa è infatti una sostanza con effetto idratante, cheratolitico e funge da veicolo per facilitare la penetrazione di altre sostanze causando potenziamento terapeutico. Esistono anche degli smalti antimicotici che devono essere applicati sia sull’unghia infetta che sulla pelle circostante. I più comuni sono quelli a base di tioconazolo o amorolfina. Ricordatevi inoltre che ogni trattamento prevede l’utilizzo di un detergente a pH acido fondamentale per ottenere il massimo risultato. In commercio sono davvero diversi i prodotti che possiamo usare e solo il consiglio accurato del vostro medico e del vostro farmacista di fiducia potrà aiutarvi nella giusta scelta.

Anguria: un connubio di salute e bontà

Tra la numerosa varietà di frutta che abbiamo a disposizione durante la stagione estiva, primeggia l’anguria, frutto voluminoso caratterizzato da una forma tonda o ovale il cui peso può superare anche i 20 chili. Le varietà che più facilmente sono vendute al supermercato sono: il Crimson sweet, caratterizzato da una forma allungata e da un peso che non supera mediamente i 12 kg. Lo Sugar baby, ha invece una forma più tonda e la buccia è caratterizzata da un colore verde scuro. In media, il suo peso è intorno ai 4 chili.
Vantaggi nutrizionali
L’anguria, conosciuta già dagli Egiziani che la coltivavano lungo il Nilo, è il frutto che può aiutarci a combattere la calura estiva. Questo prezioso e gustoso frutto è infatti costituito da circa il 90% da acqua e ci fornisce un apporto calorico decisamente molto basso, ciò lo rende adatto all’alimentazione di coloro i quali devono stare attenti alle calorie. Si presta particolarmente anche per la reidratazione dopo una intensa attività fisica. Decisamente basso è il contenuto in zuccheri, fibre, proteine e grassi; diversamente, è particolarmente elevato il contenuto in antiossidanti, soprattutto in carotenoidi, responsabili del caratteristico color rosso vivace di questo frutto. I carotenoidi sono sostanze con azione benefica per il nostro organismo e ciò viene continuamente confermato dalle numerose ricerche fatte su questo prezioso antiossidante pubblicate sulle più importanti riviste scientifiche. I carotenoidi svolgono un’azione protettiva nei confronti della cute, degli occhi, dell’apparato riproduttivo e cardiovascolare; inoltre, grazie alla loro capacità di reagire con i radicali liberi, proteggono il nostro Dna. La ricchezza in potassio e vitamina C spiegano le proprietà dissetanti e depurative di questo voluminoso frutto, rendendolo quindi adatto all’alimentazione di coloro che soffrono di ritenzione idrica, ipertensione e cellulite. Inoltre, questi preziosi componenti sono adatti per fronteggiare l’astenia e la fiacchezza che possono insorgere a causa delle elevate temperature estive. 

Guida all’acquisto
Non acquistate a caso un’anguria, ma prestate attenzione ad alcuni piccoli dettagli che vi saranno utili per fare un giusto acquisto:
• imparate ad “ascoltare” l’anguria: se picchiettate esternamente il frutto e sentite il classico rumore sordo, allora, il frutto è maturo
• il picciolo non deve essere secco
• la buccia deve essere liscia e dai colori vivaci
• la consistenza deve essere dura
• la superficie esterna non deve presentare tagli o ammaccature o qualsiasi altra alterazione
• se decidete di acquistare l’anguria a fette badate che il colore sia intenso e che la polpa abbia un aspetto sodo e sia ricca in semi.

Le unghie ci parlano della nostra salute: impariamo a riconoscere i segnali che ci mandano

Le coloriamo con gli smalti, le ricopriamo con i gel, le allunghiamo con prodotti acrilici, con resine o fiberglass e troppo spesso ne trascuriamo le avvisaglie. Sono le unghie. Se ben tenute, ci conferiscono subito un aspetto curato, ma non bisogna cadere nell'errore di limitare le attenzioni alla sola parte estetica. Un attento esame tiene in considerazione tutto l'apparato ungueale, per questo va effettuato sulle unghie delle mani e dei piedi.

Se vediamo...
° Piccole macchie biancastre
Sfatiamo uno dei tanti miti che vogliono le macchioline bianche come segnale di carenza di calcio nelle ossa; questa alterazione è frutto sì di una carenza, ma di cheratina. Le cause della formazione delle macchie bianche possono essere pressioni o traumi sulla matrice . Si notano spesse volte sulle unghie dei bambini, che avendo una lamina di minore consistenza sono più soggetti a piccoli traumi, o nelle donne dopo una manicure troppo aggressiva.

° Le unghie che si separano dal letto ungueale (scientificamente: onicolisi)
È possibile che sia in corso una onicolisi, molto spesso è confusa con l'onicomicosi. L'onicolisi in realtà è piuttosto frequente, colpisce indistintamente le unghie di piedi e di mani, nella maggior parte dei casi è provocata da traumi ma è alle mani che viene maggiormente avvertito il problema, soprattutto come danno estetico, oltre al cambiamento di colore dell'unghia. Si manifesta con il sollevamento del bordo libero dell'unghia e la punta dell'unghia si presenta debole e vacillante. Ciò e dovuto anche ai forti limature e fresature sull'unghia naturale. Tuttavia la causa di gran lunga più frequente di onicolisi nelle donne è quella cosmetica ed è dovuta anche all'abitudine di tenere le unghie molto lunghe e all'applicazione di sostanze a scopo decorativo. Un'altra causa frequente di onicolisi di tipo cosmetico è costituita dall'applicazione di unghie artificiali. Per rimediare utilizzate un buon indurente rinforzante.

° Antiestetiche striature sulla lamina
Si presentano come sottili righe longitudinali, e il più delle volte sono espressioni della fragilità ungueale, spesso presenti nelle unghie degli anziani, ciò non toglie che fattori ambientali e ripetuti contatti con detergenti e solventi, possano provocare la stessa sintomatologia.
Si sfaldano
Siamo probabilmente di fronte ad un caso di onicoschizia lamellina. Questa patologia consiste nello sdoppiamento della lamina ungueale, gli strati più superficiali si sfaldano progressivamente e presentano delle microfratture, l’unghia diviene fragile e assume un aspetto dentellato. A questo disagio si può ovviare attraverso l'idratazione con creme e olii specifici.

° Pitting (tecnicamente: onicopsoriasi o onicodistrofia psoriasica)
Conosciuta come la psoriasi delle unghie, è riconoscibile perché si formano piccole “fossette” su tutta la superficie ungueale e chiazzette rosse e bianche su le mani e dita. Il rischio di sviluppare una psoriasi ungueale aumenta in maniera proporzionale alla durata della malattia. Le stesse lesioni al letto ungueale sono provocate anche dalla presenza di eczema. Potrebbe essere un segnale molto importante, non trascuriamolo. Si può migliorare la situazione assumendo molta frutta e stando al sole.
  
° L'onicomicosi
Questa è un'infezione provocata da funghi (miceti) e può interessare sia il letto che la lamina ungueale. Questo inestetismo è spesso dovuto anche alla ricostruzione delle unghie praticata con poca attenzione e scarsa preparazione dell'unghia naturale. Il sollevamento del gel, sopratutto nel perimetro della cuticola, provoca infiltrazioni dell'acqua che stentando ad evaporare formando una muffa di colore marrone-verde. È però possibile trovarsi di fronte ad un'altra colorazione, quella gialla, che può essere dovuta alla corrosione della pellicola protettiva dell'unghia, mentre se il colore tende al marroncino può rivelare la presenza di una micosi. Per porre rimedio occorre smontare la ricostruzione ed utilizzare un antimicotico o funghicida per una settimana, ma evitate il fai da te, fatevi consigliare il prodotto giusto da un professionista.

° Una crescita eccessiva di cuticole
Per risolvere questo problema sarà di grande aiuto l'uso di oli per cuticole o prodotti emollienti associati ad una frequente e attenta manicure.

Lo sai che...
● Le unghie cosiddette a "cucchiaio", spesso sottili e dall'aspetto concavo, possono essere sintomo di carenza di ferro.
● Le unghie si presentano di forma convessa, possono essere campanello d'allarme per probabili alterazioni cardiache.
● Le unghie della mano dominante crescono più velocemente rispetto all'altra.
● L’onicofagia è più comune nel sesso maschile che in quello femminile: anche se fuori dall'elenco delle patologie, poiché non rappresenta un vero e proprio disturbo, l'onicofagia o meglio il "rosicchiarsi le unghie" crea una conseguente modifica dell'intera struttura dell'unghia, esponendola a probabili attacchi batterici. Questa mania, si dice, si manifesti solitamente nei momenti in cui ci si trova in situazioni che mettono a disagio.
● Le unghie delle mani crescono di 3 mm al mese, quelle dei piedi richiedono più del doppio di questo tempo.

È il cibo l’ossessione delle donne (il sesso quella degli uomini)

Il cibo: amore e odio. Le donne ci pensano in continuazione, e vivono un conflitto: da una parte non chiederebbero altro che una tavoletta di cioccolato da divorare senza rimpianti, dall’altra sanno che cedere ai peccati di gola fa ingrassare e ne sono ossessionate.
Secondo un recente sondaggio, effettuato dal gruppo di dimagrimento inglese Shape Smart, le donne hanno in mente il cibo molto più del sesso: il 25 per cento ci  pensa una volta ogni mezz’ora, mentre solo il 10 per cento, nello stesso intervallo di tempo, fantastica sull’eros.
Le donne sarebbero ossessionate dal cibo anche al ristorante: il 13 per cento delle volontarie ha ammesso di scegliere i cibi a basso contenuto calorico, anziché i piatti che davvero preferisce. Poi, però, il 15 per cento non riesce a resistere agli attacchi di fame improvvisa, e si rimpinza di cibo “spazzatura”. Il 40 per cento delle donne è ossessionata dal cioccolato, e non può evitare di mangiarlo almeno quattro volte alla settimana.

La ricerca analizza le risposte di circa 5 mila volontari, e rivela un atteggiamento molto diverso, sia nei confronti del cibo, che del sesso, fra donne e uomini. Gli uomini, infatti, vivono il corpo con più disinvoltura, e più che alle calorie, pensano al sesso: uno su 20 addirittura ogni minuto, e il 36 per cento ogni mezz’ora, secondo i risultati dello studio.
“Sembra che la ‘battaglia’ del cibo contro il sesso, per molte donne, non sia una sfida tra diversi piaceri, quanto piuttosto una lotta tra due fonti di ansia”, dicono gli studiosi, secondo cui questa volta sarebbe bene imparare la lezione dagli uomini, che hanno un rapporto più disinvolto con il proprio corpo. Maria Strugar, terapista e nutrizionista, avverte: “Attenzione al controllo eccessivo:  sono proprio le restrizioni alimentari esagerate a portare alla sovralimentazione. Si chiama ‘effetto yo-yo’, ed è il motivo per cui molte donne si arrendono e interrompono le loro diete troppo presto”.

Controllare l’ansia e lo stress con le cure naturali

Stanchezza e ansia accumulate durante l'anno ti mettono a terra. L'ansia ti sta causando prima un leggero senso di agitazione poi un malessere sempre più intenso che provoca il classico nodo alla gola. A volte il disagio è accompagnato da vertigini, altre da pensieri ossessivi che ti assalgono e non ti abbandonano. Per ritrovare calma e serenità il consiglio è quello di ricorrere a una serie di tecniche e rimedi naturali, poco invasivi per l’organismo rispetto ai classici tranquillanti.

Le erbe medicinali
«La natura propone molti rimedi per contrastare l’ansia, efficaci e al contempo leggeri per l’organismo. Quando il malessere è continuo e pressante ricorrere a una terapia di sostegno con le erbe medicinali è di grande aiuto. Il suggerimento è quello di assumerle tutti i giorni per un ciclo di almeno uno o due mesi e poi smettere», spiega Carlo Lazzari, psicoterapeuta, esperto in terapie naturali. Se l’ansia ci assale soprattutto al mattino funziona melissa officinalis in estratto secco titolato in acido rosmarinico al 2%. Dosi: compresse da 300mg due volte al giorno. Quando l’ansia colpisce l’apparato gastrico è perfetta passiflora incarnata in estratto secco titolato in flavonoidi al 2%. Dosi: compresse da 300 mg, tre volte al giorno. Nel caso in cui l’agitazione sia particolarmente forte alla sera è consigliata escolzia californica in estratto secco titolato allo 0,35%. Dosi: una compressa da 200 mg alla sera prima di coricarsi. Ha il potere di rilassare e favorire il sonno. Quando la sensazione principale è quella di confusione e irrequietezza funziona avena sativa in tintura madre. Dosi: 25-30 gocce, due o tre volte al giorno al bisogno. Se prevale la componente depressiva è perfetta damiana in tintura madre. Dosi: 30 gocce, tre volte al giorno.

I fiori di Bach
«Tutti abbiamo una voce interiore che ci guida. Ma non la ascoltiamo perché ci lasciamo fuorviare da paure interne o esterne. E allora nascono ansie e inquietudini che a volte si trasformano in dolori muscolari o gastrici. I fiori di Bach non modificano la personalità, però, possono smussare quegli aspetti del nostro carattere che provocano sofferenza», aggiunge il dottor Lazzari. Tra i rimedi si segnala Impatiens, se si vive sempre con ritmi velocissimi e ci si sente impazienti. Ne beneficiano le persone vivaci che parlano, agiscono e comprendono tutto con estrema rapidità. Se oltre all’ansia c’è la tendenza a rimuginare, a essere invasi da un dialogo interno che tortura va bene White Chestnut che aiuta a rilassare la mente migliorando la concentrazione. Dosi: in genere si consigliano quattro gocce, quattro volte al giorno. Ma la terapia va valutata caso per caso.

Gli oligoelementi
L’ansia non è solo conseguenza di uno stress mentale, ma anche il risultato di uno squilibrio fisico. Durante i periodi di maggiore tensione si riducono infatti i livelli di alcuni oligoelementi, sostanze presenti in piccolissime quantità nel nostro corpo, ma fondamentali per le reazioni biochimiche e per il buon funzionamento del sistema nervoso. Il rimedio allora è quello di integrare assumendoli. Il litio per esempio agisce come tranquillante e regolatore del tasso di adrenalina. Dosi: una fiala al giorno al mattino per tre settimane. Il manganese-cobalto riequilibra il sistema neurovegetativo, migliora gli stati ipertensivi da stress. Dosi: una fiala ogni due giorni al mattino, prima di colazione per un mese. Per favorisce l’assorbimento degli oligoelementi bisogna assumerli versando il contenuto della fiala sotto la lingua e deglutendo dopo circa un minuto.

Oli essenziali
L’aromaterapia è molto indicata come trattamento di pronto soccorso antiansia. Gli oli essenziali infatti tramite l’olfatto raggiungono l’area limbica del cervello, legata alle emozioni e agli istinti. E inducono così un rilassamento immediato a livello mentale e fisico. Il consiglio è quello di tenere di scorta in casa una o due varietà di oli ansiolitici da usare in caso di necessità. Sì a lavanda angustifolia, arancio amaro o al mandarino. Si trovano nelle erboristerie o nelle farmacie. Modalità d’uso: annusare l’aroma per un minuto a intervalli di 10 secondi oppure versare qualche goccia d’olio sul lato interni dei polsi e massaggiare fino a completo assorbimento.

Come difendersi da virus e batteri


Non li vediamo, ma virus e batteri sono ovunque intorno a noi. Non tutti sono nocivi, ma molti, specialmente in questo periodo dell’anno, sono la causa di alcuni tipici malanni della stagione fredda, dall’influenza al semplice raffreddore, dalla bronchite acuta alle diverse forme gastroenteriche. Il motivo? La permanenza in ambienti chiusi dove la mancanza dei naturali meccanismi di autodepurazione, come il sole e l'ossigeno, rendono l'aria un vero e proprio aerosol di germi, unita alla maggiore promiscuità, al mancato rispetto delle più elementari norme igieniche e alla manutenzione che spesso lascia a desiderare. Ci si può però difendere mettendo in pratica alcune semplici avvertenze nei luoghi dove si rischia di più.

Tram, autobus, metrò & C.
Sbarre e maniglie dei mezzi pubblici sono una fonte indiretta di contagio soprattutto per virus e batteri responsabili di numerose malattie alle vie respiratorie. Questi germi infatti sono emessi da chi è infetto insieme alle microscopiche bollicine di saliva presenti nel respiro, o "sparati" fuori con uno starnuto o un colpo di tosse. In questo modo aderiscono alle superfici solide e rimangono in numero elevato nell'ambiente chiuso del mezzo di trasporto. “La loro concentrazione su un autobus può persino essere in un metro cubo d'aria di ben 12-15 volte superiore ai valori ritenuti sicuri,” spiega il dottor  Fabrizio Pregliasco ricercatore per la disciplina Igiene Generale ed Applicata presso l'Istituto di Virologia dell' Università degli Studi di Milano e presso il laboratorio di sorveglianza delle affezioni respiratorie acute. “Le possibilità di rimanere contagiati sono poi maggiori proprio durante l'inverno, in quanto, con le basse temperature,  i sistemi di difesa locali delle mucose respiratorie diventano meno efficienti.” Per ridurre i rischi di contagio, la regola consiste nel non toccarsi il viso con le mani dopo avere utilizzato un mezzo pubblico e di lavarsele con cura appena possibile. Meglio fermarsi vicino alle porte e socchiudere i finestrini per assicurarsi il ricambio dell'aria.

Toilette dei locali pubblici
Ancora oggi tre italiani su dieci non si lavano le mani dopo avere usato la toilette. Con la conseguenza che le mani contaminate sono un veicolo di molti germi patogeni, come stafilococchi, salmonelle, shigelle, enterovirus e rotavirus che rimangono su maniglie e superfici varie del bagno quando le si tocca, contaminandoli a loro volta. In questo modo questi germi possono aderire alle mani di chi tocca successivamente questi oggetti e quindi essere veicolati ai cibi che si consumano e innescare quella catena di contaminazione che viene chiamata oro-fecale, cioè dalle feci alla bocca, scatenando infezioni gastrointestinali. “Come prevenzione bisogna ricordarsi di lavarsi sempre le mani con il sapone dopo essere stati in una toilette pubblica e soprattutto prima di mangiare” conclude Fabrizio Pregliasco. “Inoltre si deve stare attenti anche agli  igienici, specie al water: non bisogna mai sedersi o farlo esclusivamente se sono disponibili i copriasse usa e getta. C’è infatti il rischio di prendere i condilomi, un'infezione virale localizzata alla zona dei genitali che si può contrarre per l’appunto tramite il contatto con servizi infetti.”


La cellulite è l’inestetismo più temuto, ma per combatterla occorre conoscerla


Anche quest’anno ci risiamo, la primavera si avvicina e l’incubo cellulite torna a farsi sentire. Non pensare di essere la sola a lottare contro questo inestetismo, perché le statistiche parlano di 8 donne con la pelle bianca su 10 che hanno a che fare con questa fastidiosa compagnia. A te forse interessa solo capire come fare a indossare ancora una volta quel meraviglioso bikini che hai comprato l’anno scorso, ma per riuscire davvero a combattere il “nemico”, devi innanzitutto capire chi è e perché fa capolino sulle tue gambe e sui tuoi glutei. Con il termine cellulite si intende comunemente l’antiestetica “buccia d’arancia” che compare sulle gambe, sui glutei e talvolta sull’addome di molte donne. In realtà si tratta di qualcosa di più di un semplice inestetismo. “La cellulite, in effetti, è una vera e propria malattia che colpisce il tessuto sottocutaneo il quale, per problemi di circolazione locale, di ridotta ossigenazione, di ridotto tono muscolare nonché di ridotta presenza di ormoni tiroidei, assume l’aspetto antiestetico noto come cellulite, dovuto all’aumento del grasso e alle modificazioni della struttura delle fibre tra cui il grasso è stipato” spiega il dottor Stamegna. Non ti preoccupare, non è il caso di buttarsi in noiosissimi discorsi scientifici per dire basta alla cellulite. Bisogna innanzitutto capire che ci sono diversi stadi di questo inestetismo, che corrispondono a diverse alterazioni locali e che hanno differenti prospettive di miglioramento.

Tre tipi di cellulite
Come dice il nome scientifico della cellulite (panniculopatia edematofibro-sclerotica), l’inestetismo che affligge le tue gambe può essere di 3 tipi.

1. Cellulite edematosa
È quella più “giovane”, che in genere colpisce le ragazze e che è fondamentalmente legata a un accumulo di liquidi a livello del tessuto adiposo che si trova appena sotto la pelle, dovuto a un’eccessiva permeabilità dei capillari. È anche la forma di cellulite più facile da trattare e che può regredire.

2. Cellulite fibrosa
Con il passare del tempo il numero delle cellule adipose che si trova sotto pelle aumenta di dimensioni e di volume e si forma la classica buccia d’arancia, che altro non è che il risultato di una fibrosi, in pratica di un indurimento del tessuto sottocutaneo con la formazione di micronoduli. E, in effetti, se si schiaccia la zona colpita dalla cellulite si avverte dolore. La cellulite fibrosa può migliorare ma non scomparire completamente.

3. Cellulite sclerotica
Provoca la pelle “a materasso”, la più difficile da curare. In questo caso le alterazioni riguardano in modo importante anche la circolazione locale. Arriva meno sangue, meno nutrimento, vengono rimosse meno scorie, si riduce l’afflusso di ormoni sciogligrasso e il tono muscolare.

Come sconfiggerla
Sai tutto sulla cellulite e sulle armi per annientarla, ma ti sei resa conto che non sai come mettere in pratica un programma di combattimento? “Niente paura, perché basta seguire alcuni suggerimenti pratici per vedere qualche oggettivo miglioramento già nel giro di un mese” dice il dottor Stamegna.

Se il problema sono i liquidi
Questo tipo di cellulite peggiora se ti lasci andare a tavola e/o prendi la pillola, ricordati quindi di seguire una dieta con poco sale.
Dieta
Alla mattina inizia con un caffè, perché secondo le ultime ricerche la caffeina sembra favorire l’eliminazione dei grassi) oppure una tazza di tè (con al massimo un cucchiaino di zucchero), 3 fette biscottate (oppure 2 fette biscottate con marmellata) o una fetta di pane tostato, eliminando il latte. Come spuntino di metà mattina è consigliabile mangiare della frutta o prepararsi un centrifugato di frutta e verdure. A pranzo mangia un piatto ricco di proteine (uova, pesce, carne, formaggi magri), accompagnato da una porzione di verdure e da un piattino di riso integrale. Oppure scegli un piatto di pasta integrale o di farro o di riso con carne alla griglia o gamberetti e pomodorini. O ancora, opta per un’insalatona (attenta però ai cibi salati come tonno, acciughe, olive, ecc.). Alla sera punta su un piatto di proteine animali (pesce, carne magra) in quantità a piacere, preceduto da una piccola porzione di minestrone o zuppa o potage e accompagnato da verdure “verdi”.
Dieta disintossicante
Due o tre giorni alla settimana alterna alla dieta precedente una dieta disintossicante, eliminando i lieviti e riducendo le porzioni. Alla mattina inizia bevendo un bicchiere d’acqua a temperatura ambiente per depurarti. Poi continua con un caffè o con del tè verde, 2 fette biscottate o 2 gallette di riso con la marmellata. Puoi fare uno spuntino con frutta fresca o con un centrifugato di frutta, verdure e zenzero. A pranzo una piccola porzione di carne bianca o pesce accompagnato da riso bollito e verdure. Oppure prendi un piatto di pasta o riso o gnocchi condito con solo olio extra vergine. A cena puoi puntare sempre su minestre e minestroni, accompagnati da pesce o carne. Non usare aceto, dadi, pane e metti sempre poco sale. Dopo cena concediti una tisana senza zucchero, che ti aiuta ad allontanare la voglia di dolce.
Altri rimedi
Integratori, massaggi e moto. Per riattivare la circolazione locale, entra in farmacia e chiedi un integratore ad hoc, a base di rusco, centella, ippocastano, ecc. Puoi chiedere anche un prodotto drenante, per esempio a base di gambo d’ananas (bromelina). Oppure, se ami il naturale, puoi puntare su prodotti fitoterapici o omeopatici specifici per combattere la cellulite. Se li valuti efficaci per la salute delle tue gambe ripeti un ciclo ogni 2-3 mesi. In città spostati camminando o con la bici, almeno 3-4 volte la settimana, oppure iscriviti a un corso di acquagym o di hydrobike. Non ti dimenticare di bere molto (10 bicchieri d’acqua al giorno) per eliminare le tossine. Infine prova a concederti qualche massaggio linfodrenante.
Se la cellulite è fibrosa
Comincia a vedersi la “buccia d’arancia”, senti male se premi delicatamente le cosce: non andare nel panico, la situazione può migliorare.
● Per prima cosa segui per una settimana una dieta disintossicante priva di lieviti: comincerai a vedere i primi risultati dopo qualche giorno perché ti sentirai meno gonfia.
● Continua poi con una dieta cronometabolica, mantenendo la dieta disintossicante il lunedì e il venerdì (prima e dopo il week-end quando sicuramente ti concedi qualche peccatuccio di gola).
● Può essere utile anche applicare tutti i giorni una crema anticellulite attiva contro gli accumuli di grasso.
● Anche gli integratori per riattivare la circolazione locale da prendere per almeno 2 mesi e l’attività fisica costante possono aiutare.
Altri rimedi
Se si ha a che fare con un accumulo di liquidi e di grasso possono servire:
gli ultrasuoni per la lipocavitazione, una metodica che favorisce la “rottura” delle cellule adipose e l’eliminazione del grasso
l’ozonoterapia (che utilizza l’ozono per riattivare la circolazione locale)
la carbossiterapia (che utilizza l’anidride carbonica per riattivare la circolazione)
l’endermologie (una specie di “rullo” che massaggia le zone critiche).
La lipocavitazione, l’ozonoterapia, la carbossiterapia vanno benissimo anche per la cellulite fibrosa. Per la riduzione del tessuto adiposo sottocutaneo, dei noduli fibrosi e dell’effetto “buccia d’arancia” è efficace anche il sistema a risonanza elettromagnetica armonica in multifrequenza effettuabile presso i centri estetici. Nel giro di un paio di mesi vedrai risultati evidenti.

Se la cellulite è sclerotica
Se stai pensando che ti sei lasciata andare e che ormai non puoi fare più niente contro la tua cellulite sclerotica, non “mollare” perché anche in questo caso puoi cercare di migliorare la situazione.
● Segui una dieta disintossicate per tre settimane e comincia subito con le sedute di lipocavitazione o di altre tecniche che un buon centro estetico ti può proporre. Non dimenticare di muoverti e di prestare attenzione ai “fuori pasto” che possono favorire l’accumulo di grassi e liquidi a livello di gambe e cosce.
● Stai attenta soprattutto agli happy hour, delle vere bombe caloriche e di cibi ricchi di sodio. Durante le tre settimane di dieta disintossicante evitali oppure scegli una spremuta d’arancia come aperitivo.
● In seguito abbi l’accortezza di seguire la dieta disintossicante per un paio di giorni dopo che ti sei concessa qualche trasgressione.

Guarda il tuo viso e massaggialo

Arriva dall’Oriente, è veloce, efficace e soprattutto fai da te. L’auto-massaggio del viso cura il corpo e la mente. 

 La saggezza e il rigore sono orientali, la velocità e la praticità di esecuzione assolutamente occidentali. Stiamo parlando della riflessologia facciale, “dien Cham”, un’antica tecnica vietnamita, da poco riscoperta In Francia e ancora quasi inedita in Italia, che lavora sui canali di energia e il sistema nervoso che scorrono lungo il viso. A esportarla è stato il medico vietnamita Nhuan Le Quang, il terapeuta estremo orientale che ha raccolto e riorganizzato le antiche mappe dei guaritori. Il punto di forza di questo metodo? Lo puoi utilizzare anche quando sei in ufficio o in coda a un semaforo: è un’autocura di pronto intervento particolarmente efficace per la gestione di quei disturbi che quotidianamente ci affliggono come l’emicrania e il nervosismo. Vediamo con esempi più nel dettaglio di cosa si tratta.

Come funziona
  Secondo la riflessologia facciale il viso rappresenta un uomo in piedi: tra la fronte e il mento c’è la mappa dell’intero corpo. La parte bassa del volto – mento, mandibola, bocca corrisponde alla parte inferiore del corpo: gambe, organi, genitali, area intestinale e reni. La parte mediana – naso, zigomi – riflette lo stomaco, il fegato, il pancreas, i bronchi. La parte alta è collegata a gola e testa. «Più nel dettaglio nella zona intorno agli occhi si trovano i punti riflessi della gola, quelli del volto vero e proprio fino alle tempie sono sulle tempie, quelli dell’area cerebrale, che è anche luogo delle emozioni e della concentrazione, sono presenti sulla fronte. Diversamente dalle altre mappe di riflessologia (quelle piedi e mani), la facciale prevede per ogni organo più punti di corrispondenza. Questo è un vantaggio per la terapia», spiega il naturopata Rudy Lanza,. Stimolando un maggior numero di recettori si attivano più sostanze analgesiche e antinfiammatorie come la serotonina e le endorfine che accelerano la riduzione del dolore. «Il suo principio è la biostimolazione: la riflessologia facciale intende per squilibrio una minore conducibilità energetica che va integrata con la sollecitazione di punti precisi. Questo input vibrazionale viene effettuato esercitando una pressione con una piccola punta d’acciaio arrotondata o con la nocca dell’indice piegato», dice Lanza. Nota bene: per “dien’ cham” tutto è simmetrico, gli organi situati a destra si ritrovano sul lato destro del volto e lo stesso vale per quelli a sinistra. Anche per i mancini non c’è inversione: la comunicazione elettrica rispetta questo ordine.
Auto-diagnosi
Il volto non è una cartina al tornasole, nel senso che non sempre rivela immediatamente i problemi del corpo. «Talvolta è possibile notare un colorito più pallido, una mancanza di tono, una riga di troppo nella zona che corrisponde alla parte in sofferenza. Può capitare che profonde rughe tra gli occhi siano indicative di una disfunzione epatica, a volte palpebre di colore scuro possono rivelare reni deboli, guance rosse potrebbero segnalare problemi di circolazione», aggiunge Lanza. Ma non è il caso di affidarsi solo a questi segnali: è bene sentire da che punto arriva il dolore e seguire la mappa per esercitare le corrette pressioni sui punti riflessi.

La seduta fai da te
Dopo aver osservato il viso e stabilito quali sono i punti da trattare ecco come procedere. Inizia la seduta esercitando brevi pressioni di tre-quattro secondi sotto le tempie, ricche di terminazioni nervose, poi passa ai punti veri e propri. Esercita su ognuno una pressione con la nocca dell'indice piegato (vanno bene anche una biro o una punta arrotondata) e immagina di bussare a una porta. Esercita una pressione avanti e indietro su ciascun punto per 10-20 secondi, sia in diagonale (come quando vogliamo cancellare con la gomma) che a cerchio (in senso orario). Non si deve esitare a ripetere la pressione 2 o 3 volte se il dolore persiste. Si può iniziare da qualsiasi punto indicato per un dato caso, ma è d'obbligo seguire il protocollo anche in fase di chiusura della seduta che va conclusa sollecitando le terminazioni nervose che si trovano sotto le tempie davanti all’orecchio.

Gestire problemi spiccioli
Per cancellare la stanchezza del viso e migliorare il colorito e distendere le piccole rughe, prova di primo mattino questo massaggio: posa le mani ai due lati del naso; spingi verso l’alto, facendo scivolare il medio verso la radice del naso, poi sulla parte centrale della fronte, fino all’attaccatura dei capelli. Scendi ai due lati della testa, massaggia le orecchie fino a scaldarle, riunisci quindi i palmi sul mento. Ripeti 10 volte, con un movimento continuo e una pressione delle dita ferma e sostenuta. Se hai difficoltà di concentrazione esercita pressioni sulle piccole bozze che si trovano a metà sopracciglia. Nel caso di mal di testa stimola le tempie e i punti che trovi sulla linea immaginaria che scorre da sinistra a destra a metà della fronte. Se ti senti tesissima sollecita i punti dove nascono le sopracciglia verso il naso. Un mal di pancia ti lascia senza respiro? Esercita pressioni sull’area sopra il labbro superiore, a metà fra il naso e il labbro stesso. Quando ad affliggerti è la sciatica, sollecita a sinistra o a destra (a seconda che il dolore ti abbia colpito a destra o a sinistra) i due o tre punti che trovi ai lati del mento.

Mancanza di concentrazione, insonnia, malumore e stanchezza? Ecco le piante giuste per ricaricare il tuo organismo.


Ti senti di malumore? In ufficio non riesci a trovare la giusta concentrazione e la sera quando sei a casa nonostante la stanchezza ti giri e rigiri nel letto senza riuscire a prender sonno? La natura potrebbe darti una mano. Esistono, infatti, alcune erbe che aiutano l’organismo a ricaricarsi, contrastando disturbi molto comuni come l’insonnia, la stanchezza, i cali di concentrazione e l’irritabilità.
Si chiamano erbe adattogene. ”Si tratta di piante - ci spiega la dott.ssa Manuela Baldi, nutrizionista e naturopata-  che agiscono da stimolo su tutto il sistema che regola le nostre capacità di risposta agli stress lobo frontali del cervello, dell’ipotalamo, dell’ipofisi e delle ghiandole surrenali. Grazie alle loro proprietà terapeutiche aiutano a mantenere  l’organismo in equilibrio, aiutandolo ad affrontare lo stress fisico e psichico. Inoltre, agiscono contro lo stress ossidativo, alzano le difese immunitarie e migliorano le funzioni cerebrali”.
Ma per fare il pieno di energia al proprio organismo e ripartire con più sprint, quali rimedi naturali scegliere? Scopriamoli insieme con l’aiuto dell’esperta.

Contro gli sbalzi d’umore   
Le erbe utili quando ci si sente nervosi e di malumore sono l’Eletteurococco e la Damiana.  “L’Eleuteroccocco, considerato il ginseng delle donne,- ci spiega la dott.ssa Baldi-  ha proprietà toniche e adattogene che stimolano il metabolismo e riequilibrano energia, stress e concentrazione. 1 o 2 capsule di estratto secco due volte al giorno aiutano a far fronte al carico di un periodo di forte stress.  Ottima è anche la Damiana, che svolge un’azione antidepressiva e aiuta a combattere l’affaticamento fisico e intellettuale. Inoltre, questa pianta ha anche proprietà diuretiche e antisettiche delle vie urinarie”.

Contro la stanchezza 
Nei periodi in cui ci si sente fiacchi e stanchi, un aiuto può arrivare dalla Primula e dal Ginseng. Quest’ultimo ci spiega l’esperta “ aiuta l’organismo a resistere allo stress psico-fisico, rafforza il sistema immunitario, nervoso ed endocrino. La Primula, invece, oltre ad essere un ottimo analgesico, antireumatico e antinfiammatorio, ha anche proprietà antistress e antidepressive”. 

Contro i cali di  concentrazione
Per contrastare i cali di attenzione e ritrovare la giusta concentrazione i rimedi utili sono la Rhodiola, che “oltre a migliorare la qualità del sonno e a ridurre anche la fame nervosa, combatte l’affaticamento” e il ginko bilboa, che “favorisce l’apprendimento e aiuta a migliorare la memoria. Ne bastano 10 gocce di Tintura Madre tre volte al giorno.”

Contro l’insonnia
Se lo stress è accompagnato anche dalla difficoltà nel prendere sonno, le erbe giuste  per dormire meglio e per rilassarsi sono  la Valerina e la Melissa. “La Valeriana- ci spiega la naturopata Baldi - ha proprietà sedative e rilassanti capaci di favorire il sonno. La Melissa, oltre ad avere un aroma molto gradevole, ha un’azione calmante sul sistema nervoso e rilassante  su quello muscolare.  E’ utile , inoltre, per i dolori mestruali, per  la nausea,per  le coliche e per  le nevralgie”.
Se invece vi svegliate di frequente nel cuore della notte, un’utile alleata per  un sonno sereno e tranquillo è la Passiflora. “Si tratta- dice la dottoressa Manuela Baldi-  di uno dei fitoterapici più usati nei disturbi nervosi. Grazie alle sue proprietà sedative e ansiolitiche,  è ottima per  combattere i risvegli precoci”.

Artrite reumatoide: i consigli dell’esperto per curarla, diagnosticarla e conviverci


L’artrite reumatoide ha un forte impatto sulla vita dei pazienti: entro i primi due anni il 10% sviluppa un’invalidità grave, dopo 10 anni meno del 50% mantiene un’attività lavorativa o svolge le normali attività quotidiane. I principali ostacoli che caratterizzano la vita dei pazienti milanesi, come rivela un sondaggio realizzato tra i pazienti dell’Ospedale Niguarda di Milano, sono legati all’utilizzo dei mezzi pubblici: oltre 1 su 4 non riesce a prendere metro e tram. Le altre difficoltà riguardano la cura della persona (per esempio, farsi la doccia in autonomia) e la vita in casa (come fare il bucato o cucinare). Perché la malattia non si limita a colpire le articolazioni, ma coinvolge altre strutture quali la cute, i nervi periferici, il cuore, l’apparato respiratorio ed è gravata dallo sviluppo di aterosclerosi accelerata e dal conseguente aumento della morbilità e mortalità cardiovascolare. Troppo spesso confusa con l’artrosi o altre malattie reumatiche, se insorta più in là con gli anni interpretata erroneamente come "un acciacco della vecchiaia", si può fare molto per conoscerla. Se ne è parlato nell’incontro "Il Paziente al Centro", che ha visto la preziosa testimonianza di alcuni pazienti e il contributo degli esperti dell’Ospedale Niguarda di Milano. "L’obiettivo - ha spiegato il dottor Oscar Epis, direttore del Centro di Reumatologia del Niguarda - è una maggiore consapevolezza dei cittadini che permette di guadagnare tempo prezioso: la diagnosi e il trattamento precoce dell’artrite reumatoide sono condizioni essenziali per l’andamento della malattia, mentre un ritardo di pochi mesi nell’inizio del trattamento rischia di avere pesanti ripercussioni sulla qualità di vita".

È possibile tracciare un "identikit" delle persone più predisposte a sviluppare l’artrite reumatoide?
"Non è possibile tracciare un vero e proprio profilo. Tuttavia, valutando e analizzando l’incidenza della malattia così come i dati epidiemologici, si può notare come la malattia prediliga il sesso femminile e, in particolare, le donne intorno ai 40-50 anni. Detto questo, è importante sottolineare come l’artrite reumatoide possa colpire a qualsiasi età: i bambini così come le persone anziane”.

Quali sono i "sintomi" che fanno scattare l’allarme nel reumatologo?
"È importante identificare immediatamente il paziente una volta che compare la malattia. Ci aiutano le cosiddette tre "red flags" o "bandierine rosse":
1. La tumefazione delle articolazioni e in particolare delle piccole articolazioni delle mani e dei piedi.
2. Un altro sintomo particolarmente importante è quello della rigidità mattutina, che vuol dire avere difficoltà, non appena svegli, a compiere piccoli gesti come allacciarsi le scarpe, aprire un rubinetto o stringere la moka del caffè.
3. Quando questa rigidità mattutina è superiore ai 30 minuti (una rigidità di 5-10 minuti compare in altre patologie come l’artrosi) si può pensare a una malattia infiammatoria di tipo reumatologico.

È importante riconoscere subito questi disturbi perché, diagnosticando precocemente l’artrite reumatoide e intervenendo velocemente, si riducono la comparsa di erosioni, la disabilità e quindi l’aumento della mortalità. Diagnosi e terapia precoci riducono anche il rischio di avere una patologia particolarmente grave".

Esistono degli esercizi fisici o delle manipolazioni indicate?
"No, quando la malattia è particolarmente attiva il paziente è già sofferente, quindi non si consiglia un’attività fisica. Quando la malattia è sotto controllo, soprattutto se non ci sono state delle alterazioni macroscopiche a livello articolare, un paziente può tendenzialmente svolgere una vita normale che può prevedere anche l’attività fisica. Tra i miei pazienti, per esempio, ho anche calciatori che sono in cura con terapie per l’artrite e giocano ad altissimo livello. L’importante è che la malattia sia sotto controllo e sia trattata precocemente e adeguatamente".   

Quali sono gli ostacoli quotidiani più frequenti che i pazienti devono affrontare?
"Dipende da dove si vive. In grandi città come Milano, Roma, Napoli sicuramente gli ostacoli sono prendere la metropolitana oppure rimanere in bilico sul tram, perché si ha dolore alle mani e non si riesce a tenersi bene. Poi ci sono difficoltà quotidiane generali, come guidare la macchina o semplicemente abbottonarsi un bottone, vestirsi o fare la doccia".  

Cosa si può fare per migliorare la qualità di vita dei pazienti?
"È fondamentale che il paziente venga identificato precocemente: più la diagnosi è precoce, più il trattamento è precoce, più la malattia modifica il suo corso e la vita del paziente migliora. C’è quindi la necessità di fare informazione sull’opinione pubblica, perché non tutti i dolori sono dovuti all’invecchiamento o al tempo".

Dissenteria: affrontala così

Nei cambi di stagione è più probabile incappare in questo disturbo, ma esistono rimedi semplici da attuare anche a casa.
Con la consulenza del prof. Italo De Vitis, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, professore aggregato all’ Università Cattolica Sacro Cuore, dirigente UOC di Medicina Internae Gastroenterologia UCSC Columbus, Roma.

La diarrea è un disturbo che tutti abbiamo avuto, almeno una volta nella vita. Un malessere che colpisce grandi e bambini e che, in due casi su tre, presenta forme acute (durata di una - due settimane) più frequenti nei periodi di cambio delle stagioni, soprattutto in estate quando, per le temperature elevate, le variazioni climatiche, l’uso di cibi crudi come frutta e verdura, poco cotti, mal conservati o di acqua non potabile, si verifica una maggiore proliferazione delle forme batteriche che possono essere trasmettitori dell’infezione. In alcuni casi il disturbo si risolve da solo o grazie a rimedi che possono essere attuati anche in casa. Ma se il sintomo persiste per oltre un mese, si parla di diarrea cronica e ciò può essere la spia di qualcosa che non va a livello dell’intestino, sia tenue sia crasso, ed è consigliabile rivolgersi al medico per indagare con esami più approfonditi.

I fattori scatenanti
Specie nelle forme acute, le principali cause sono infettive, oppure legate a stati di malassorbimento (forme di allergia o di intolleranza alimentare e malattia celiaca). Rettocolite ulcerosa e malattia di Crohn sono responsabili, oggi, di un gran numero di diarrea cronica dell’adulto. Anche l’infiammazione dei diverticoli del colon può scatenare diarrea. E, specie nell’età geriatrica, esistono alterazioni della vascolarizzazione della parete intestinale (colite ischemica) che possono esordire sottoforma di diarrea.

Quella del viaggiatore
È un disturbo comune a molte persone che viaggiano nei Paesi molto caldi e nei Paesi Tropicali. Ecco 10 suggerimenti per evitare questo disturbo:
1 Utilizzare solamente acqua contenuta in bottiglie sigillate sia per bere sia per lavare i cibi, ma anche per lavarsi i denti.
2 Assumere solo bevande servite chiuse nella loro bottiglia originale.
3 No ai succhi di frutta, frullati o cocktail preparati sul posto.
4 Evitare accuratamente di consumare la frutta con la buccia.
5 Evitare di mangiare qualsiasi tipo di verdura (insalata o altro) cruda.
6 Non bere bevande col ghiaccio (l’acqua usata per preparare il ghiaccio, infatti, potrebbe essere contaminata).
7 Evitare i frutti di mare crudi.
8 Non bere latte crudo, né suoi derivati (latticini, formaggi…). Devono essere pastorizzati.
9 Non mangiare carne cruda.
10 Evitare piatti a base di uova crude (maionese, zabaione, creme...).

I probiotici funzionano?
Sui fermenti lattici i pareri sono discordi: male non fanno, ma non si sa come agiscano e se si tratti solo di un effetto placebo. Sono comunque consigliati dopo una terapia antibiotica, in particolare quelli ad alta concentrazione e con abbinamento di inulina (un polisaccaride che stimola la crescita di bacilli endogeni e lo sviluppo di difese immunitarie locali) per ricreare una habitat intestinale adeguato e persistente, con un periodo di trattamento
di 2-3 settimane. Ovviamente anche lo yogurt è un alleato, in quanto favorisce la crescita di lattobacilli e quindi aiuta a ripristinare una adeguata flora batterica. Durante la fase di diarrea acuta, meglio utilizzare solo quello bianco a cui abbinare un po' di frutta fresca (per esempio banane), evitando quelli ricchi di zucchero, di additivi e già contenenti o insaporiti alla frutta, perché proprio la presenza di questi ingredienti (zuccheri che fermentano e quindi in grado di incrementare meteorismo e diarrea) sono poco utili.

Pronto intervento: dai farmaci all’alimentazione ecco i consigli da attuare subito
L’idratazione
È molto importante combattere fin dall’inizio la disidratazione che accompagna la diarrea. I sintomi della perdita importante di liquidi devono essere controllati con acqua o liquidi chiari (brodo vegetale, tè, succhi, spremute o frullati di frutta fresca) e aggiunta di zuccheri facilmente assorbibili e sali minerali (in commercio esistono molti prodotti pronti per l’uso o da sciogliere in acqua).
Le medicine
Per far fronte ai primi sintomi, almeno inizialmente, si possono utilizzare farmaci come antispastici o antidolorifici. La loperamide, un antidiarroico, se usata in eccesso o in abbinamento ad altri farmaci, come può capitare negli anziani, può dare momentanea “paralisi” intestinale, quindi è un medicinale da prendere solo come emergenza. Ma sull’uso cronico meglio affidarsi al medico (non più di 3-4 compresse al giorno per 4-5 giorni). Quindi, dopo un’accurata valutazione, il medico potrà consigliare di iniziare una cura a base di antibiotici per le forme infettive; antinfiammatori o immunomodulatori nelle malattie infiammatorie croniche intestinali.
Cosa mangiare
Specie se la diarrea è profusa (più di 4-5 scariche al giorno) e se associata a nausea e vomito, occorre solo bere ed evitare l’assunzione di cibo almeno nel prime 24-48 ore. Quando ricomincia l’appetito, si può iniziare da una cosiddetta “dieta in bianco” con riso bollito o crema di riso, carni bianche o pesce lesso con patate lesse e frutta grattugiata, distribuiti tra pranzo e cena fino a normalizzazione dell’alvo e della consistenza delle feci.
I cibi da evitare
Nella fase di diarrea, è bene rinunciare ad alimenti piccanti, speziati, dolci con crema, panna, cioccolata, latte e derivati freschi, fritti e soffritti. Attenzione anche, soprattutto nella stagione calda, alla corretta preparazione e alla conservazione dei cibi.
Quando andare dal medico
Se la situazione non migliora o sopraggiungono sintomi di allarme (febbre persistente nonostante le cure, stato saporoso, dolori e scariche resistenti alla terapia, diarrea ematica…), è bene consultare il proprio medico o recarsi al Pronto soccorso. Di fronte a una condizione di diarrea, occorre verificare con esami del sangue e delle feci (chimico, colturale, parassitologico) la natura dell’alterazione. A seconda del tipo di diarrea, acuta o cronica, il medico decide se eseguire test strumentali come l’ecografia dell’addome per valutare la compromissione del fegato, delle vie biliari e del pancreas o test più invasivi, come la colonscopia corredata da biopsie, per verificare l’eventuale infiammazione dell’organo. La presenza di dolore e di scariche notturne, di alterati indici di flogosi (infiammazione), in particolare l’aumento della calprotectina fecale, sangue nelle feci, perdita di peso o l’improvviso cambiamento delle abitudini intestinali sono indici di malattie organiche da non sottovalutare (specie dopo i 50 anni si impone un’attenta valutazione perché potrebbero essere spia di condizioni di precancerosi o di tumori intestinali).